Termine “Long Covid”

Long Covid – statisticamente guarito ma ancora malato cronico

Noi utilizziamo la definizione dell’OMS. Il termine Long Covid (o sindrome post-Covid, malattia post-Covid) si riferisce a sintomi che persistono più di 3 mesi dopo un’infezione da Covid, probabile o confermata, e che non possono essere spiegati da una diagnosi alternativa.

Il termine “Long Covid” è apparso inizialmente sui social media, utiizzato da persone che hanno riportato problemi di salute persistenti dopo un’infezione da SARS-CoV-2.

In maggio 2020, l’italiana Elisa Perego ha utilizzato l’hashtag “#longcovid“ in un Tweet per descrivere i suoi disturbi di salute persistenti dopo un’infezione da COVID-19.

In febbraio 2021, il Dr. Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive degli USA e membro della Task Force della Casa Bianca sotto il governo di Trump, ha introdotto il termine “PASC”: “Post-acute sequelae of SARS-CoV-2 infection“  (Fonte)

Nel gergo colloquiale delle persone affette e dei curanti, il termine “Long Covid” si è imposto rispetto agli altri termini “PASC” e “Sindrome post-Covid”.

Attualmente, nelle linee guida tedesche (Post-COVID/Long-Covid in tedesco) e austriache (Long COVID OEGAM in tedesco) si fa distinzione a secondo del periodo di persistenza dei disturbi:

  • Long COVID (i sintomi persistono per più di 4 settimane e/o si aggiungono nuovi sintomi)
  • Sindrome post-COVID-19 (i sintomi o problemi di salute persistono, o si aggiungono di nuovi, per più di 12 settimane, e non riescono a essere attribuiti ad altri fattori)

La persistenza dei sintomi per un periodo da 4 a 12 settimane è anche chiamata “Infezione Covid-19 sintomatica prolungata”.

Nell’ottobre 2021, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato una definizione provvisoria di caso clinico di post-COVID-19 dopo un processo di consultazione scientifico. Secondo questa definizione, si tratta di disturbi della salute che persistono a lungo termine dopo un’infezione da SARS-CoV-2 e che non riescono a essere spiegati altrimenti.

“Il Long Covid, anche chiamato post-Covid-19 secondo la ICD-10 GM o sindrome da post-Covid, è una conseguenza a lungo termine della malattia Coronavirus 2019 (COVID-19), provocata dal Coronavirus SARS CoV-2. I sintomi osservati negli studi sono molto varabili e spaziano da lesioni gravi polmonari, cardiache, renali e cerebrali, a reazioni infammatorie, problemi nella circolazione sanguigna e alterazione di diversi organi, senza tralasciare numerosi sintomi isolati come difficoltà respiratorie, spossatezza (fatigue), dolori e disturbi neurologici. Il Long Covid può anche manifestarisi in decorsi lievi. Tuttavia, una definizione standard di Long Covid non è ancora disponibile, ma si parla generalmente di Long Covid se i sintomi durano per più di 12 settimane.”

(tradotto dall’inglese: Fonte)

Long Covid è il termine che racchiude tutti i sintomi persistenti dopo un’infezione da Covid-19. Alcuni ricercatori stanno cercando di definire i diversi sottotipi. Dal punto di vista fisiopatologico, se ne distinguono diversi tipi. Tuttavia, le delimitazioni non sono ancora definite uniformemente e sono incomplete.

Di seguito, vorremmo distinguere i casi di Long Covid di pazienti solitamente non ospedalizzati, dai casi del sottogruppo Post-Covid di pazienti generalmente ospedalizzati. Questi ultimi di solito presentano alterazioni strutturali rilevabili dalle attuali analisi mediche. A nostro avviso, questa distinzione è importante perché l’esperienza ha dimostrato che questi due gruppi richiedono trattamenti diversi. Quando usiamo il termine “Long Covid”, ci riferiamo alla Sindrome post-Covid, escludendo il sottogruppo Post-Covid.

Noi sosteniamo il seguente punto di vista delle cliniche Median in Germania:

“La distinzione tra Covid post-acuto e Long Covid non si basa tanto sul decorso temporale, quanto piuttosto sulla distinzione tra due diversi quadri clinici: Uno descrive una convalescenza prolungata dopo una malattia iniziale spesso grave. L’altro descrive un disturbo a lungo termine o che è apparso progressivamente dopo una malattia inizialmente lieve o in fase di guarigione”. (fonte in tedesco/inglese)

Long Covid

Non è raro che i pazienti Long Covid presentino un decorso moderato o addirittura lieve nella fase acuta della malattia Covid-19. I loro disturbi iniziano sia direttamente dopo l’infezione, ma possono anche apparire tardivamente, alcune settimane o mesi più tardi, spesso dopo uno sforzo importante. Le persone affette da Long Covid non riescono quasi mai a trarre beneficio da una riabiltazione classica o da un programma di allenamento riabilitativo, a causa di una “intolleranza allo sforzo”. La causa precisa del Long Covid è tutt’ora sconosciuta. Le seguenti ipotesi, estremamente semplificate, possono avere un ruolo. Quale di queste sia la causa e quale la conseguenza della malattia, non è ancora del tutto chiaro.

  1. Persistenza del virus, risp. di componenti del virus
  2. Lesioni strutturali post-infettive (= dopo l’infezione) dei tessuti, degli organi e dei nervi (alterazioni e/o infiammazioni persistenti in vasi e cellule sanguigni, polmoni, cuore, cervello e altri organi).
  3. Disregolazione cronica del sistema immunitario / autoimmunità (= il sistema immunitaro si altera o si rivolta contro il proprio corpo) / (iper)infiammazione (= infiammazione eccessiva), formazione di autoanticorpi, disregolazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone (SRAA) (= sistema responsabile della regolazione della pressione sanguigna e del bilancio idrico del corpo).
  4. Disautonomia, disturbo delle funzioni del sistema nervoso autonomo.

I fattori da 1 a 4 possono probabilmente apparire in combinazione. I processi sono probabilmente molto complessi e interconnessi. Attuamente si tratta soltanto di osservazioni incomplete sui pazienti e di supposizioni.
(Fonte: linee guida “Post-COVID/Long-Covid” delle associazioni mediche tedesche)

Il Long Covid sembra essere caratterizzato da micro-infiammazioni croniche persistenti che causano lesioni continue ai tessuti, ai nervi e ai vasi, così come ipercoagulabilità (= attivazione accresciuta della coagulazione sanuignea). A loro volta, ciò porta a diversi disturbi persistenti della microcircolazione sanguignea e trombosi (coaguli di sangue).

Post-Covid

Il Post-Covid descrive lo stato dopo un grave decorso della fase acuta di Covid-19. Questi pazienti sono/sono stati spesso trattati in terapia intensiva e intubati per un lungo periodo. Presentano alterazioni visibili ai polmoni e ad altri organi in relazione all’infezione acuta. Queste persone possono trarre beneficio da una riabilitazione classica. Le persone affette da Post-Covid possono inoltre sviluppare il Long Covid.

Altri link sul tema :

Long Covid in Svizzera

Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica e la Covid Task Force:

  • Il 20% degli adulti infettati sono affetti da Long Covid
  • Il 3% dei bambini infettati sono affetti da Long Covid.
  • Le statistiche britanniche mostrano che il 2,7% della popolazione è affetta da Long Covid. Ciò corrisponde a più di 200’000 persone in Svizzera.

Secondo degli studi statistici nel Regno Unito, fino a fine 2021 sono affette 1,7 milioni di persone da sintomi persistenti per quattro settimane dopo l’infezione, vale a dire 2,7% della popolazione. Ciò corrisponde a circa 230’000 persone in Svizzera. Dopo 12 settimane sono ancora 1,9% o 160’000 persone. In Svizzera non vengono raccolti dati statistici sul Long Covid, e non c’è alcun registro nazionale.

Secondo alcuni studi e ricerche scientifiche, commissionati dall’Ufficio federale della sanità pubblica, fino al 25% delle persone infettate dal SARS-CoV-2 soffrono ancora di conseguenze a lungo termine dopo l’infezione acuta, ha spiegato ai media l’epidemiologo Milo Puhan, l’8 febbraio 2022. Secondo l’epidemiologo dell’Università di Zurigo, almeno il 16% delle persone affette continua a riportare problemi alla salute un anno dopo l’infezione.

A inizio febbraio 2022, l’Ufficio federale della sanità pubblica stimava che una persona su cinque in Svizzera, dopo un’infezione, potrebbe soffrire di sintomi da Long Covid quali fatica cronica, dolori e fiato corto. Nei bambini e adolescenti, gli esperti in Svizzera ritengono che circa il 3% degli infetti soffrono di conseguenze a lungo termine. Alcune stime provenienti dall’estero indicano numeri più alti per quanto concerne i bambini.

Il 15 febbraio 2022, la Covid Task Force nazionale stimava che fino al 20% delle persone ammalate da Covid-19 soffrisse di problemi di salute persistenti. Le conseguenze a lungo termine sulla salute individuale, ma anche a livello sociale, per esempio per l’Assicurazione invalidità, non sono ancora ipotizzabili. L’obiettivo primario è ridurre la frequenza e la gravità del Long Covid attraverso la prevenzione o il trattamento, curando le persone interessate con terapie efficaci e garantendo una situazione finanziaria degna alle persone colpite inabili al lavoro.

L’approccio multidisciplinare necessario per le cure richiede molte risorse ed è attualmente insufficiente. È dunque indispensabile migliorare la diagnosi e il trattamento del Long Covid. In particolare è necessaria ulteriore ricerca sulla diagnosi e sul trattamento del Long Covid, che potrebbe essere realizzata in modo esaustivo tramite uno studio di coorte. L’eventuale onere sull’Assicurazione invalidità per il Long Covid andrebbe tenuto in considerazione nella pianificazione.

Secondo un sondaggio condotto in agosto 2021 da Long Covid Svizzera fra le persone affette, la maggioranza delle persone affette è limitata nella sua vita quotidiana.

Referenze:

Altri link sul tema :

Sintomi

Il Long Covid è una malattia multisistemica. Così come sono diversi gli organi colpiti, sono diversi anche i sintomi. Ad oggi, sono stati segnalati fino a 200 sintomi relazionati al Long Covid. Dunque, non tutte le persone affette soffrono di tutti i sintomi. Ci sono alcuni gruppi di sintomi che si presentano con maggiore frequenza.

Questi dati sono sempre rilevazioni di un determinato momento e dipendono dalla selezione del gruppo di pazienti (ospedalizzati/non ospedalizzati/gruppi a rischio). Fondamentalmente, secondo il nostro sondaggio, i seguenti sintomi sono talvolta i più frequenti e persistono per mesi in pazienti prevalentemente non ospedalizzati:

  • fatigue/spossatezza con o senza intolleranza allo sforzo
  • problemi di memoria o concentrazione
  • difficoltà respiratorie (disturbi dello scambio gassoso, non solo nei polmoni)
  • mal di testa
  • dolori muscolari
  • dolori neuropatici
  • disturbi del sonno

Ciò è confermato anche da altre indagini. Una meta-analisi di 57 studi su un totale di 250’351 pazienti affetti da COVID, pubblicata nell’ottobre 2021, ha rilevato che più della metà dei pazienti in tutto il mondo, prevalentemente ospedalizzati, soffre di almeno un sintomo di Long Covid. I sintomi più frequenti sono stati i problemi respiratori, i disturbi neurologici, i disturbi psichiatrici, i disturbi della mobilità, la spossatezza e la debolezza muscolare.

fonte immagine: medRxiv.org

Sintomi identificati

Esistono diversi gruppi di sintomi e/o sindromi già conosciuti che possono essere osservati in relazione a una malattia Long Covid. Questi possono anche essere interconnessi e combinati. Spesso vengono utilizzati i loro acronimi, siccome i termini sono abbastanza complicati. Di seguito una selezione non esaustiva con brevi definizioni, che serve a fare chiarezza riguardo ai vari termini.

Malessere post-sforzo = PEM (Post-exertional Malaise) o PENE (Post-exertional Neuroimmune Exhaustion) (Sintomo)

“Il Post-exertional Neuroimmune Exhaustion (PENE) è una reazione neuroimmunologica che segue uno sforzo fisico, cognitivo, ortostatico o sensoriale, anche lieve, e comporta un peggioramento grave e prolungato dei sintomi. Il peggioramento può manifestarsi subito o con un certo ritardo”. Fonte: SGME.ch

La fatigue è il principale sintomo e non è raro che si manifesti con un malessere post-sforzo. È uno dei principali sintomi gravosi del Long Covid. Il minimo sforzo fisico (anche stare in piedi per un certo tempo), così come lo sforzo mentale o di concentrazione, o gli stimoli emotivi, possono portare a un peggioramento di vari sintomi. Altre persone affette soffrono di sintomi della fatigue meno pronunciati e hanno una soglia di tolleranza allo sforzo molto più elevata. Le persone affette non devono raggiungere i loro limiti di energia e devono imparare il metodo di Pacing. Ciò significa che lo spettro clinico è estremamente ampio. Alcune persone soffrono quasi fino al punto di essere costrette a stare a letto, mentre altre, per esempio, sono limitate solo nello sport o nello sforzo estremo.

Il termine “fatigue” definisce un sintomo non specifico che può manifestarsi in diversi quadri clinici. Per esempio, la fatique che si manifesta dopo un cancro, una sclerosi multipla e molte altre malattie, a nostro avviso deve essere differenziata dalla “fatigue post-virale” e dalla fatigue che si manifesta in caso di ME/CFS (vedi sotto). Inoltre, bisogna distinguere fra il sintomo fatigue e la malattia neuroimmunologica “Encefalomielite mialgica/Sindrome da fatica cronica”. La maggior parte della gente, così come i media, non fanno distinzione fra i due termini. Una “fatigue non specifica”/spossatezza può anche manifestarsi, per esempio, dopo un burnout o una chemioterapia. Per questo tipo di fatigue, un allenamento fisico e una psicoterapia possono avere dei benefici.

La fatigue post-virale è una pesante stanchezza patologica, senza possibilità di recupero attraverso il riposo o il sonno. Le persone affette da questo tipo di fatigue si sentono sempre affaticate, indipendentemente dalle attività che svolgono. Questa fatigue può manifestarsi dopo qualsiasi malattia virale, tipicamente viene citata la mononucleosi infettiva (virus EBV). La maggior parte delle volte, questo tipo di fatigue guarisce entro 24 mesi. Le persone con il sintomo fatigue post-virale possono sviluppare una ME/CFS.

“È importante distinguere l’encefalomielite mialgica dalla fatigue post-virale. Succede relativamente spesso che dopo un’infezione virale grave segue una fatigue post-virale generale per un lungo periodo di tempo. Tuttavia, solo alcune delle persone affette sviluppano effettivamente la ME/CFS, mentre la maggior parte guarisce completamente entro uno o due anni. Secondo uno studio statunitense, il 13% degli adolescenti e degli adulti soffriva ancora di vari sintomi sei mesi dopo un’infezione da EBV. Ma due anni dopo l’infezione, solo il 4% aveva effettivamente sviluppato la CFS.”

ME/CFS (Enciefalomielite mialgica / Sindrome da fatica cronica)

L’enciefalomielite mialgica è una malattia neuroimmunologica cronica, che nella maggior parte dei casi si manifesta dopo un’infezione virale. L’ME/CFS può portare a gravi disabilità. La causa esatta della malattia è poco conosciuta, ma sono già state dimostrate diverse disfunzioni dei sistemi nervoso, ormonale e immunitario, e di altri sistemi e organi. I principali sintomi della ME sono fatigue e PEM.

Cos’è l’Enciefalomielite mialgica?

Società Svizzera per ME & CFS

“Qual è la differenza fra fatica cronica e spossatezza? Le persone che soffrono di fatica generale sentono una mancanza di energia e motivazione. Le persone con ME/CFS soffrono invece di certi altri sintomi della fatica cronica, quali problemi di memoria o concentrazione, mal di gola, dolori muscolari o alle articolazioni, mal di testa, linfonodi sensibili e disturbi del sonno. Ci sono differenze nel modo di sentire la fatica”.

Tradotto dall’inglese: everydayhealth.ch

In queste malattie dei mastociti può manifestarsi, tra le altre cose, un rilascio eccessivo di istamina e di altri neurotrasmettitori. Alcune malattie possono modificare queste cellule immunitarie in modo patologico, causando un’attivazione permanente o un’attivazione eccessivamente sensibile dei mastociti (i “guardiani” del sistema immunitario). Gli antistaminici (link agli antistaminici) possono essere d’aiuto in questo caso.

Fonte: mastzellaktivierung.info

L’intolleranza all’istamina (istaminosi) è un disturbo metabolico acquisito o congenito a cui possono probabilmente contribuire diverse cause e fattori ambientali. Nella persona affetta da HIT, l’istamina, neurotrasmettitore endogeno, non può più essere mantenuta al valore di riferimento nel caso in cui viene rilasciata eccessivamente dalle cellule interessate o se viene fornita istamina aggiuntiva dall’esterno (dieta, flora intestinale) o se c’è un disturbo nell’attività di degradazione degli enzimi. Ne consegue una disregolazione di numerose funzioni corporee. In caso di intolleranza all’istamina, si raccomanda un cambiamento del regime alimentare. Di seguito un elenco semplificato di alimenti specifici per l’intolleranza all’istamina.

L’attivazione dei mastociti e l’intolleranza all’istamina sono strettamente correlate.

Fonte: histaminintoleranz.ch

POTS (Inglese: Postural orthostatic tachycardia syndrome, italiano: Sindrome da tachicardia posturale ortostatica)

La Sindrome da tachicardia posturale ortostatica è una condizione in cui i pazienti, quando passano da una posizione sdraiata a una posizione in piedi, soffrono di un aumento della frequenza cardiaca, stordimento e vertigini. I disturbi diminuiscono quando il paziente si sdraia. La causa è sconosciuta, ma si tratta presumibilmente di un’alterazione del funzionamento di parti del sistema nervoso autonomo. Maggiori informazioni si possono trovare su Deximed o in inglese sul sito di Johns Hopkins.

Fonte: The Johns Hopkins Hospital

  • Disautonomia (secondaria) = Disturbo del sistema nervoso autonomo
  • La disautonomia è un termine generico per descrivere le malattie che colpiscono il sistema nervoso autonomo (vegetativo). La disautonomia primaria è congenita, la secondaria è una conseguenza di una malattia. I disturbi del sistema nervoso autonomo possono interessare qualsiasi parte del corpo e talvolta disabilitare pesantemente i pazienti.
  • PEM (Post-exertional Malaise) o PENE (Post-exertional Neuroimmune Exhaustion) = Intolleranza allo sforzo (Malessere post-sforzo)
  • ME/CFS (Enciefalomielite mialgica / Sindrome da fatica cronica)
  • Fatigue post-virale = sindrome da stanchezza dopo infezione virale
  • MCAS = Sindrome da attivazione dei mastociti
  • HIT = Intolleranza all’istamina
  • POTS (Sindromeda tachicardia posturale ortostatica) = Disturbi (della circolazione) in posizione eretta
  • Pacing = gestione dell’energia e delle attività
Spiegazione del Centro di riabilitazione di Berna

Diagnostica

La diagnosi del Long Covid è ancora prevalentemente una diagnosi per esclusione, in quanto mancano ancora test specifici idonei per il Long Covid. Ciò significa che devono essere escluse tutte le altre malattie conosciute che possono causare sintomi simili.

Diagnostica per esclusione

  • ECG (elettrocardiogramma)
  • Ecografia cardiaca
  • Radiografia del torace
  • Tomografia computerizzata dei polmoni e/o del cuore
  • RMT (Risonanza magnetica tomografica) del cuore e/o del cervello

Vegono realizzate anche delle analisi del sangue. Nella maggior parte dei casi si consiglia un consulto con uno pneumologo (medico dei polmoni), un neurologo (si occupa del cervello e del sistema nervoso) e un cardiologo (specialista del cuore) e, se necessario, si effettuano ulteriori esami e test.

Non tutti i sintomi che si manifestano dopo una malattia da Covid-19 sono necessariamente riconducibili al Long Covid. Pertanto, una diagnosi per esclusione è molto importante per non trascurare altre malattie. Durante la malattia da Long Covid, in caso di cambiamenti dei sintomi è inoltre necessario eseguire regolarmente delle diagnostiche di follow-up, per non farsi sfuggire niente.

Ad oggi, non esistono linee guida di trattamento e/o di diagnosi riconosciute a livello nazionale.

Esami di riferimento

ATTENZIONE: Per le persone che soffrono di un’intolleranza allo sforzo, i seguenti esami possono portare a un significativo peggioramento dei sintomi. Pertanto, gli appuntamenti dovrebbero essere programmati e pensati in modo tale che la salute dei/delle pazienti non venga messa eccessivamente a dura prova.

Con un test di funzionalità polmonare, si misura la capacità polmonare, vale a dire quanta aria viene inspirata ed espirata. Ad esempio, è possibile determinare se le vie respiratorie sono ristrette o il volume polmonare è ridotto, ad esempio a causa di cicatrici, fibrosi o un’altra malattia polmonare. I test di funzionalità polmonare aiutano anche a registrare il decorso di una malattia polmonare. Oltre alla capacità di inspirare ed espirare efficacemente, la saturazione di ossigeno nel sangue indica anche quanto bene funzionano i polmoni. Il test viene effettuato in un’apposita cabina e ripetuto più volte per ottenere un valore medio. Nelle persone affette da Long Covid, i risultati dei test sono spesso insignificanti. Anche se i valori sono nella norma, le persone affette possono soffrire di mancanza di respiro. La mancanza di respiro è un sintomo soggettivo che non è sempre correlato a una funzionalità polmonare perturbata. Per esempio, può provenire dal cuore, o – come può essere nel caso del Long Covid – a seguito di una regolazione respiratoria perturbata a causa di una disfunzione del sistema nervoso autonomo, di un’iperventilazione, di una disfunzione del diaframma, di un disturbo della diffusione (= scambi gassosi) o di altre cause.

Se le persone affette da Long Covid soffrono di mancanza di respiro, può essere utile fare un test del cammino di 6 minuti con uno pneumologo (specialista dei polmoni). Con questo test viene monitorata la saturazione di ossigeno nel sangue durante 6 minuti di camminata veloce e viene misurata la distanza che la persona può camminare durante questi 6 minuti. Viene anche misurata la mancanza di respiro utilizzando la scala Borg (https://www.herz-circulation.at/herzblog/xundheits-tipps/tipp/borg-skala). Gli individui sani non allenati possono percorrere ca. 600/700 metri durante questo lasso di tempo e la saturazione di ossigeno rimane stabile al di sopra del 94%. In caso si percorra una distanza inferiore alla media e/o si registri un calo della saturazione di ossigeno, significa che c’è un problema polmonare che sarà esaminato più in dettaglio dal medico. Se il test deve essere interrotto prematuramente a causa di grave mancanza di respiro o spossatezza, anche questo deve essere esaminato. Nelle persone affette da Long Covid, la distanza di cammino percorsa è spesso limitata mentre la saturazione di solito rimane normale.

Il test di Schellong esamina le funzioni circolatorie di una persona. Siccome il sistema nervoso vegetativo è responsabile anche della regolazione della circolazione, il test di Schellong viene utilizzato anche nella diagnosi di malattie neurologiche (ad esempio il morbo di Parkinson) per raccogliere indicazioni sui disturbi del sistema nervoso simpatico o parasimpatico. Il test verifica le variazioni della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa causate da uno specifico sforzo. Anche per le persone affette da Long Covid si manifestano problemi nella posizione in piedi. Il seguente test esamina quanto segue:

Nel Tilt test, il paziente si sdraia su un lettino da visita e rimane fermo per circa 5-10 minuti. Durante questo periodo, la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa vengono misurate ogni minuto. Di seguito viene chiesto al paziente di alzarsi rapidamente e rimanere in piedi per circa 5-10 minuti. Anche durante questo periodo, ogni minuto vengono misurate le pulsazioni e la pressione sanguigna.

Nei pazienti sani, in posizione eretta, si osserva un leggero aumento della frequenza cardiaca e nessun calo significativo della pressione arteriosa. Se la frequenza cardiaca aumenta di oltre 30 battiti al minuto e/o la pressione arteriosa diminuisce notevolmente in caso di cambio di posizione, ciò può indicare una sindrome POTS.

Molte persone affette da Long Covid soffrono di vertigini. “Queste ultime hanno numerose sfacettature: a volte sono rotanti, ondeggianti o molto diffuse, a volte a breve termine o permanenti, a volte portano a un’andatura instabile, a volte disturbi visivi e talvolta un danno uditivo – la varietà è molto vasta. Ma quasi sempre, le vertigini causano ansia, insicurezza e possono avere un grave impatto sulla qualità della vita”.

Fonte: https://www.neurologe-am-zuerichsee.ch/schdelabklaerung.html

Per escludere cause diverse dal Long Covid, ci sono vari esami da svolgere da parte di un medico otorinolaringoiatra (specialista di gola, naso e orecchie) e/o in neurologia.

“Un esame otoneurologico comprende una diagnostica clinica dettagliata, ma anche dei test dell’equilibrio realizzati con l’aiuto di un computer (elettronistagmografia). Ciò consente di determinare l’area in cui si trova il disturbo dell’equilibrio. Ad esempio, si può distinguere se si tratta di un disturbo nell’apparato vestibolare vero e proprio o di un problema con l’elaborazione delle informazioni nel tronco encefalico”.

Fonte: https://www.ksbl.ch/hno-leistungen/ohren/leistungen/schwindelabklaerungen

Un esame neuropsicologico è utile se la persona affetta presenta un disturbo cognitivo (ad es. fatigue, difficoltà a trovare le parole, problemi di concentrazione, deficit cognitivi, ecc.). Con dei test standardizzati, possono essere valutate da uno specialista la resistenza quotidiana e l’abilità lavorativa. Per farlo, solitamente i medici hanno bisogno di conoscere il percorso di vita del paziente per poter valutare le precedenti prestazioni delle funzioni cognitive (prestazioni cerebrali).

“La neuropsicologia si occupa delle funzioni del cervello come la capacità di pensiero (o intelligenza), l’attenzione, la memoria, il linguaggio, le capacità motorie, i cambiamenti di personalità/comportamento, i disturbi emotivi e i disturbi della percezione visiva. In particolare vengono esaminate le alterazioni delle funzioni a seguito di incidenti, lesioni o malattie. Inoltre, la neuropsicologia offre speciali opzioni terapeutiche neuropsicologiche per il trattamento di questi disturbi e disabilità”.

Fonte: https://www.gnp.de/fuer-patienten-betreffe/was-ist-neuropsychologie

L’esame a volte dura più di 3 ore ed è percepito come faticoso dai pazienti. È quindi importante che i pazienti comunichino chiaramente i propri limiti, chiedano una pausa durante l’esame e non mettano a rischio la propria salute. Anche il bisogno di fare le pause è incluso nella valutazione del test ed è significativo. Tuttavia, in questo caso c’è da trovare un equilibrio, poiché è anche importante che i medici possano osservare che le prestazioni cerebrali diminuiscono con il tempo.

Le seguenti diverse categorie di funzioni possono essere esaminate, per esempio, in modo sistematico:

  • Percezione visiva (inclusi difetti del campo visivo, agnosie)
  • Percezione acustica / tattile / olfattiva
  • Eminegligenza
  • Disorientamento spaziale
  • Disturbi da deficit di attenzione
  • Disturbi della memoria
  • Disturbi delle funzioni esecutive
  • Disturbi del linguaggio (neurolinguistica) inclusi i disturbi delle abilità aritmetiche
  • Disturbi del movimento
  • Disturbi affettivi e dell’umore
  • Disturbi della condotta
  • Comprensione e gestione della malattia

Fonte: https://www.gnp.de/fuer-patienten-betroffene/was-ist-neuropsychologie

Esami sperimentali

Ad oggi, i seguenti criteri diagnostici sono stati applicati solo in pochi ospedali o nell’ambito di studi e sono ancora considerati sperimentali. In Svizzera, questi studi sono attualmente poco o non disponibili. Nei casi in cui sia possibile realizzare questi esami, spesso non sono coperti dalla cassa malati.

Sono già stati identificati diversi autoanticorpi che potrebbero avere un ruolo nelle persone affette da Long Covid. Gli autoanticorpi sono anticorpi (immunoglobuline) prodotti dal sistema immunitario e diretti contro le proprie cellule dell’organismo. Di conseguenza, possono svilupparsi molte malattie autoimmuni diverse.

Per esempio, la clinica di Erlangen ha per caso scoperto che i pazienti Long Covid avevano gli stessi autoanticorpi dei loro pazienti con insufficienza cardiaca che stavano esaminando per uno studio sul farmaco BC007 dell’azienda Berlin Cures (link a BC007 nella pagina Trattamento) :

G-protein coupled receptors (Overgroup)

  • ß2-adrenoceptor
  • Muscarinic M2 receptor
  • α1-adrenoceptor
  • Endothelin1 ETA receptor
  • Angiotensin II AT1 receptor
  • Angiotensin (1-7) MAS receptor
  • Nociceptin receptor

Questi autoanticorpi possono verificarsi anche in altre malattie. È inoltre possibile che anche altri autoanticorpi possano avere un ruolo nel Long Covid. Di conseguenza, questo elenco non è definitivo.

Fonti: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8637609/

https://www.berlincures.de/en/

Queste analisi del sangue possono attualmente essere eseguite a proprie spese (conformemente al metodo ELISA). Per farlo, il siero del sangue deve essere inviato a Berlino (informarsi sui costi): https://www.celltrend.de/en

Nel frattempo, Berlin Cures ha smesso di procedere con la valutazione degli autoanticorpi.

Un’infezione da coronavirus modifica le proprietà biomeccaniche dei globuli rossi e bianchi, a volte per mesi.

“La dimensione e la deformabilità dei globuli rossi sono più variabili che nelle persone sane. Ciò indica un danno a queste cellule e potrebbe spiegare l’aumento del rischio di occlusione vascolare ed embolia polmonare. Inoltre, l’apporto di ossigeno, che è uno dei compiti principali degli eritrociti, può essere compromesso nelle persone infette. I linfociti (cellule del sistema immunitario, che appartengono ai globuli bianchi) erano significativamente meno rigidi nei pazienti con Covid-19. Ciò può indicare una forte risposta immunitaria. I ricercatori hanno fatto osservazioni simili anche con i granulociti neutrofili, un altro gruppo di globuli bianchi del sistema immunitario innato”.

Per analizzare le cellule del sangue, i ricercatori utilizzano un metodo da loro sviluppato chiamato citometria di deformabilità in tempo reale. La procedura diagnostica è stata sviluppata presso il Centro Max Planck per la fisica e la medicina di Erlangen. Essa consiste nell’inviare ad alta velocità le cellule del sangue attraverso un canale stretto dove si allungano per l’effetto della velocità. Una telecamera ad alta velocità le fotografa e un software speciale analizza di quali tipi di cellule si tratta, quanto sono grandi e quanto si deformano. Vantaggio del metodo: è veloce e le cellule non devono essere colorate in un processo laborioso.

Fonte: https://www.mpg.de/17108102/long-post-covid-corona-blutzellen

Questa procedura non è (ancora) disponibile in Svizzera.

Utilizzando uno speciale esame della vista chiamato angiografia OCT (angiografia a coerenza ottica), la clinica oftalmologica di Erlangen è stata in grado di dimostrare che la circolazione sanguigna nei vasi più piccoli della retina dei pazienti Long Covid è significativamente ridotta rispetto al gruppo di controllo. Ciò può indicare un disturbo del microcircolo. A tale scopo, presso la Clinica di Erlangen è stato sviluppato un software speciale che, contrariamente alle analisi comuni, può evidenziare la circolazione sanguigna nei vasi più piccoli.

Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8637609/

Questa procedura non è (ancora) disponibile in Svizzera.

Vari studi hanno rilevato che il flusso sanguigno nei pazienti Long Covid è gravemente ostacolato dai micro-coaguli. Questi trombi minuscoli possono essere osservati utilizzando un microscopio a fluorescenza e una procedura speciale. L’indagine è attualmente in corso in Sud Africa in uno studio condotto da Ethersia Pretorius. Il medico di questo studio lavora assieme al centro di aferesi di Beate Jäger a Mülheim, in Germania.

Fonte: https://cardiab.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12933-021-01359-7

La Columbia University (Irving Medical Center) ha osservato le seguenti anomalie nel sistema immunitario dei malati di Long Covid rispetto al gruppo di controllo:

  • Attivazione dei seguenti monociti: CD14, CD16 e CCR5
  • Presenza diminuita ImPD-1 espressa dalle cellule T: CD4 e CD8
  • Aumento dei livelli di citochine: CCL5/RANTES, IL-2, IL-4, CCL3, IL-6, IL-10, IFN-gamma, VEGF
  • Bassi livelli di citochine: GM-CSF, CCL4
  • Disfunzione neuronale: beta-amiloide, neurofilamento leggero, neurogranina, p-T181-tau

Fonte: https://www.health.ny.gov/commissioner/grand_rounds/multidisciplinary_approaches_long_covid_care/docs/purpura.pdf

Attualmente, i seguenti codici ICD possono essere utilizzati in relazione a una malattia Long Covid:

I codici ICD U08.9, U09.9 e U10.9 codificano stati patologici quali il Long Covid in relazione a una precedente malattia Covid-19.

U08.9 Covid-19 nell’anamnesi personale: per i casi in cui una malattia da Coronavirus, pregressa e confermata, porta a ricorrere all’assistenza sanitaria. La persona non è più malata di Covid-19.

U09.9 Stato post-Covid-19: previsto per tutti i casi in cui un disturbo attuale classificato altrove dovrebbe essere codificato in relazione a una malatia da Coronavirus pregressa. Il codice non va utilizzato se la persona è ancora malata di Covid-19.

U10.9 Sindrome infiammatoria multistemica associata a Covid-19: il codice è previsto per tutti i casi in cui una sindrome infiammatoria esistente da rilascio di citochine è associata cronologicamente a Covid-19.